venerdì 22 febbraio 2008

INTERVISTA!


Ecco la trascrizione dell'intervista realizzata nella giornata conclusiva dai ragazzi della scuola!


Quattro giorni da veri fumettisti
INTERVISTA A GIACOMO MICHELON
Il progetto della S.M.S. Ivan Trinko nella fase conclusiva


GORIZIA - Per quattro giorni abbiamo lavorato sotto la guida del fumettista Giacomo Michelon alla realizzazione di un cartone animato e di un fumetto “horror”, che usciranno in ben quattro lingue. L’ultimo giorno ci siamo riuniti in aula magna per commentare il lavoro svolto e, visto che siamo stati tanto bravi da concludere il tutto addirittura in anticipo rispettto ai tempi previsti, abbiamo avuto la soddisfazione di poter realizzare anche questa intervista al nostro maestro, paziente e disponibile fino alla fine.

Abbiamo saputo che è nato a Gorizia. Quanto si sente legato a questa città?

Sono nato a Gorizia e vi ho vissuto fino all’età di diciotto anni; qui vivono i miei genitori e i miei fratelli e quindi mi fa sempre piacere tornarvi. Ma a Gorizia sono legato anche per un’altra ragione. Si tratta di una città nella quale convivono e si intrecciano varie culture, e questa è una situazione che a voi, nati a ridosso di un confine, potrà sembrare normalissima, tanto che non vi rendete conto che invece è una cosa affascinante. Noi qui viviamo la multiculturalità: per noi è normalissimo che in famiglia si parlino più lingue, l’italiano e lo sloveno, e che si abbiano magari parenti in Austria o in Ungheria. Quanto questa situazione possa essere arricchente lo si comprende solo vivendo lontano da qui. La multiculturalità che abbiamo dalla nascita è un dono che ci viene dato, che i milanesi, per esempio, non hanno; hanno molte altre qualità che noi non abbiamo, ma non questa.

Da ciò che ci ha raccontato il giorno in cui ci siamo incontrati la prima volta, il suo interesse per il disegno risale agli anni dell’infanzia. Ha avuto poi modo di sviluppare questa sua inclinazione in scuole ad indirizzo artistico? Ha frequentato le scuole a Gorizia?

A Gorizia ho frequentato le scuole fino al liceo scientifico, quindi ho fatto un anno di architettura a Venezia e poi a Milano. Il disegno l’ho imparato da autodidatta, leggendo e studiandomi i fumetti e frequentando professionisti in gamba, a cui ho cercato di rubare il mestiere. La scuola più importante per me è stata stare a bottega con Silver. Ho iniziato facendo “il negro”: facevo i neri nel fumetto, riempiendo le vignette. Di solito succede così, si parte dalle mansioni più umili, poi, se si hanno delle capacità, dopo alcuni mesi si può progredire.

Può descriverci una giornata lavorativa di un disegnatore di fumetti? Personalmente lavora sempre con lo stesso entusiasmo degli inizi o c’è qualche momento in cui si pente della strada intrapresa?

Pentirmi, no, mai. Faccio questo mestiere da venti anni e disegno sempre gli stessi fumetti. Come in tutti i lavori c’è un aspetto più creativo e uno di routine, quindi è normale che a volte subentri un po’ di stanchezza. Però mi ritengo una persona fortunata, che fa un lavoro che gli piace e che può sfruttare i propri talenti. I talenti che uno ha dalla nascita li deve coltivare e può ritenersi fortunato se lo può fare.
Per quel che riguarda la giornata lavorativa, venire questa settimana a Gorizia mi è costato la fatica di dovermi alzare presto la mattina. Sono uno che di solito si alza tardi, per poi lavorare di notte. Mi piace moltissimo lavorare di notte, per esempio, posso iniziare a lavorare alle dieci, undici di sera e continuare fino alle tre, quattro del mattino. Per me è normale, è il mio ritmo.

Sappiamo che lei realizza storie sia per LUPO ALBERTO che per CATTIVIK. Tra i due fumetti quale preferisce?

Be’, indubbiamente Lupo Alberto: è un personaggio più maturo, ci sono tanti personaggi di contorno e permette di parlare di argomenti diversi, è un personaggio più complesso. Cattivik ha un suo cliché, è nato negli anni Sessanta, quando c’erano tanti personaggi in calzamaglia, ladri, come Diabolik. Cattivik è nato per prenderli un po’ in giro, poi, siccome ha avuto successo, è stato portato avanti. Il suo cliché è questo: deve commettere qualche crimine, ma è un pasticcione, come Paperino, quindi non riesce a portare a termine le sue imprese. Non sa parlare bene, è un personaggio ingenuamente stupido. Si possono raccontare delle bellissime storie anche con Cattivik, comunque è un personaggio molto più limitato.

Tra il lavoro di disegnatore e quello di autore di testi quale le dà maggiori soddisfazioni, ovvero, quale le sembra più impegnativo?

Impegnativi lo sono tutti e due, come avete potuto constatare anche voi di persona. Ogni lavoro è impegnativo, ma sono convinto che vadano seguiti i propri istinti e i propri talenti. A me chiaramente piace di più disegnare che scrivere. Nel nostro lavoro capita anche di dover scrivere le sceneggiature, e lo faccio con competenza, ma la mia passione è disegnare.

Abbiamo letto che si occupa anche di merchandising. Può spiegarci, per piacere, di che cosa si tratta?

Il merchandising di un personaggio è, per esempio, tutto ciò che tutti voi conoscete di Lupo Alberto: le magliette, i bicchieri, i quaderni ... è mettere l’immagine di un personaggio su un prodotto per personalizzarlo e venderlo molto di più. Lupo Alberto viene gestito come un marchio, utilizzato da diverse ditte. Si tratta di oggetti pensati proprio per il vostro target. L’agenda di Lupo Alberto è la più venduta in Italia dopo quella di Smemoranda. C’è un’agenzia che si occupa di queste cose e ogni tanto mi chiamano per fare dei disegni, che finiscono su biglietti di auguri, o per San Valentino ...

Siamo oramai nella fase conclusiva di questa nostra esperienza con l’animazione, che per noi è stata del tutto nuova e veramente entusiasmante. Può dirci le sue impressioni su di noi e sul nostro lavoro? Nel caso dovessimo ripetere un’esperienza del genere, quali aggiustamenti proporrebbe?

Aggiustamenti? Direi nessuno. Abbiamo lavorato benissimo: sono rimasto stupito, in positivo, dalla velocità con cui avete lavorato. Ero convinto che giunti a questo punto saremmo stati ancora “appesi ai soffitti”, con le ultime animazioni e che non saremmo riusciti a completare il cartone animato, o di farcela proprio per un pelo. Invece, come avete visto, siamo riusciti a stare comodamente nei tempi, ce l’abbiamo fatta anche con la versione a fumetti e a dare un ritocco alla sceneggiatura per il cartone animato, ma questo è merito vostro, siete voi che avete capito ciò che vi veniva trasmesso e avete lavorato bene. Ci sono alcuni tra di voi che mi hanno colpito per l’assidua collaborazione, per l’abnegazione, la capacità di lavorare anche per sei ore continuative.
Anche i vostri insegnanti avranno avuto le loro difficoltà, anche loro si sono dovuti rapportare con un lavoro diverso dal solito.
Il risultato, il vostro exploit, tenendo conto che di questo lavoro prima non sapevate quasi niente, è notevole: ne sono rimasto meravigliato in maniera positiva. Ce l’abbiamo fatta nei tempi stabiliti. Ottimo risultato!


2. parte: Lupo Alberto


Qualche domanda ancora su Lupo Alberto.

Quando è stato creato il primo fumetto di Lupo Alberto?

Nel 1974.

Chi l’ha ideato?

Un signore che si chiama Silver, Guido Silvestri, in arte SILVER, cioè che si firma SILVER, così come io, che mi chiamo Giacomo Michelon, mi firmo GIAC. Come io sono stato e sono l’assistente di Silver, lui è stato l’assistente di BONVI, l’inventore di Sturmtruppen.

Che cosa ci può dire del suo “papà” Silver?

Lo ammiro, è un autore di fumetti bravissimo, ha una capacità di scrittura e di sintesi eccezionale, vorrei saper scrivere io come scrive lui, ha la battuta fulminante. E’ la classica persona che sta zitto, ridacchia, non parla quasi mai, ma quando parla ti dà una battuta che ti lascia secco. E’ un bravissimo autore di fumetti, uno dei più bravi che conosco.

Con quale periodicità escono gli albi di Lupo Alberto?

Mensile.

Il fumetto è sempre uguale o è cambiato nel tempo? I personaggi sono cambiati?

Sono passati un bel po’ di anni da quando lo facciamo e quindi è logico, il personaggio è cresciuto. È cambiato moltissimo il disegno, mentre dal punto di vista della scrittura Lupo Alberto è cambiato per due motivi. Ad un certo punto, quando il fumetto ha avuto una pubblicazione propria, e c’era bisogno di altri disegnatori, siamo intervenuti io e un mio collega. Ovviamente, nonostante il feeling che c’è tra noi, ognuno ha portato qualcosa della propria personalità. Il fumetto quindi è cambiato per l’intervento di nuovi autori e anche perché, essendo diventato un personaggio di successo e quindi un personaggio per il grande pubblico, la scrittura doveva diventare un po’ più attenta, comprensibile a tutti e non offensiva per nessuno.

I temi delle storie sono legati anche a problemi o fatti di cronaca? Insomma, quanto risentono di ciò che accade nel mondo?

Ne risentono moltissimo. Il personaggio di Lupo Alberto permette di scrivere di tutto e tratta un po’ di tutti i temi sociali. Il boom del personaggio di Lupo Alberto è stato nel ’92, quando abbiamo realizzato un volumetto di educazione sessuale per le scuole. È stato il primo fumetto che entrava nelle scuole e parlava apertamente di profilattici ai ragazzi: uno scandalo! Al tempo era ministro la Jervolino, che fu fischiata dagli studenti.

Le storie sono influenzate dai lettori?

Può capitare che un nuovo personaggio introdotto piaccia molto ai lettori, che ce lo richiedono, quindi siamo portati a ripetere quel personaggio o quel tipo di storia. Sì, in questo senso i lettori ci influenzano.

Quanti disegnatori e autori di testi sono impegnati nella realizzazione dei fumetti? Quanto sono autonomi rispetto a Silver?

Due sceneggiatori e tre disegnatori. Con Silver personalmente collaboro da venti anni, quindi si è creato tra di noi un rapporto di conoscenza e di fiducia. Collaboriamo benissimo, lui comunque fa sempre la sua parte di supervisore. Un personaggio creato è come un bambino, quindi uno lo tiene sempre sott’occhio, è normale.

I disegnatori sono sempre gli stessi o sono cambiati nel tempo?

Alcuni sono cambiati, io e Cannucciari siamo lì da vent’anni.

In quali città italiane sono letti di più i fumetti di Lupo Alberto?

Non saprei, non mi risulta che vi sia un’enclave in cui i fumetti sono letti di più, penso comunque che il fumetto venda di più a Milano, visto che è una grande città e, in genere al Nord.

In quali Stati esteri sono pubblicati, dove hanno più successo?

Un po’ in tutta l’Europa. Lo Stato in cui Lupo Alberto ha forse il maggior successo è la Finlandia, ed è un po’ difficile capire il perché di questo successo, dato che si tratta di un fumetto così italiano e non mi sembra che tra noi e i finlandesi vi siano tante affinità. Invece mi stupisce che non abbia altrettanto successo in Francia, data la maggiore affinità di cultura con questo popolo. Forse dipenderà dalla produzione, o dalla traduzione, che probabilmente non riesce a rendere certe sfumature della lingua.

Nelle edizioni per l’estero le storie cambiano rispetto a quelle italiane?

No, si tratta di semplici traduzioni.

Quando è stato creato il primo film di animazione di Lupo Alberto?

Nel 1998/99, grazie ad un finanziamento della Comunità Europea, che prevedeva la creazione di studi di animazione europei, per contrastare il monopolio di cartoni prodotti in America, cioè della Walt Disney, e in Giappone e Corea. Si era voluto creare un polo europeo, un progetto che, ahimè, è fallito, ma si è creato il primo cartone di Lupo Alberto.

Le sembra più difficile, ovvero dà più soddisfazione lavorare ai fumetti o ai film di animazione?

Ci sono difficoltà diverse. Lavorare ad un fumetto dà molte soddisfazioni, perché uno può fare tutto il lavoro, dall’inizio alla fine. Nel cartone animato ci si deve abituare a lavorare in team, quindi a fare solo una parte del lavoro. Lavorare in squadra mi piace soprattutto per il contatto umano. Si tratta di soddisfazioni diverse, ma mi piace di più fare il fumetto autonomo, perché è una cosa che controllo dall’inizio alla fine.



Ps: per chi fosse stato in pensiero, nel post dedicato a questa settimana goriziana è stata aggiunta la traduzione dell'articolo pubblicato sul giornale sloveno. ^__^

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